martedì 20 marzo 2012

TOFFLERIZZAZIONE DELL'ARCHITETTURA

TOFFLERIZZAZIONE  DELL’ARCHITETTURA

Toffler nel 1980 pubblica la sua teoria delle “tre ondate”, riconducibili, in linea di massima, alla modifica delle percentuali dei lavoranti impiegati nei tre settori: agricolo, industriale e terziario.
Toffler è un sociologo, quindi elabora questa teoria guardando al lavoro dell’uomo e a ciò che muove maggiormente l’economia: nella prima ondata l’agricotura, nella seconda l’industria e le sue macchine, nella terza l’informazione.
Proiettando però questo ragionamento nella mente di un architetto e quindi associando opere a “ondate” è inevitabile far rientrare esempi simbolici nell’uno o nell’altro periodo.
Alla prima grande ondata dell’agricoltura, fa parte un’immane quantità di architetture, che si sono evolute in risposta e semplici bisogni della società, dal neolitico fino  tutto il Settecento; quindi architettura spontanea, simbolica e rappresentativa. Pensiamo rispettivamente a centri storici medievali, a svettanti chiese gotiche e a palazzi signorili.
Nella seconda ondata relativa allo sviluppo e all’enfatizzazione della macchina, l’architettura risponde a questo collettivo bisogno di rendere tutto più che chiaro, più che definito, più che funzionale, matematicamente perfetto, come solo la macchina può essere.
Dopo vari anni, impiegati per superare la crisi del cambiamento, finalmente anche l’architettura risponde con la modernità, superando il gap tra passato e presente. I maggiori esponenti di questa corrente funzionalista furono: William Morris , Walter Gropius, i rappresentanti del  Deutsche Werkbund e del Bauhaus fino ad arrivare ai Ciam.
Questa generazione di architetti rinnegò l’architettura simbolica e rappresentativa perché associata alla guerra e al potere, e cercò di elaborare qualcosa di nuovo, focalizzandosi sui comuni bisogni, partendo dal basso e iniziando a sfruttare, per un nuovo linguaggio architettonico, i progressi della tecnica.
La terza ondata inizia per Toffler nel 1956 quando gli impiegati nel settore terziario arrivano al 51% della popolazione totale, segnando l’inevitabile ingresso del settore dell’informazione al primo posto nella produzione di reddito mondiale. In architettura questo epocale cambiamento ha riguardato l’utilizzo dei computer per risolvere calcoli prima impossibili, arrivando quindi alla liberazione della forma, che può trasformarsi e assumere fattezze quasi fantascientifiche.
Tale libertà ha così permesso di tornare a un’architettura simbolica e quindi dell’informazione, un’architettura che esiste non solo perché funziona, ma molto più perché parla, canta, esprime idee, tramite arguti processi metaforici.
Chi meglio di Gehry, l’autore del Guggenheim di Bilbao, può essere il portavoce di questo processo di superamento della crisi, dovuta al giusto mix di architettura e informazione?
Per ora è Gehry, ma dato che è “in formazione”, tutto potrà accadere …


Chiara Perfetti

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