martedì 27 marzo 2012

SIMBOLISMO NASCOSTO DIETRO LA MACCHINA PER ABITARE


"DELLA COMUNICAZIONE

Una delle critiche spesso rivolte alle ricerche della nuova architettura è quella di aderire a modelli "pubblicitari e comunicativi" che implicitamente toglierebbero "verità" alla fabbrica edilizia e alla costruzione. L'osservazione è senz'altro pertinente, per rispondere bisogna chiedersi che cosa è avvenuto in questi trent'anni nel grande settore della comunicazione.

I messaggi dell'epoca industriale erano dichiarativi, assertivi, certi. Pensiamo alla pubblicità. Quella della società industriale cercava di dimostrare la bontà del prodotto attraverso le sue caratteristiche, quella della società dell'informazione invece trasmette "una narrazione" una storia del prodotto, dando assolutamente per scontato che il prodotto funzioni. In un caso il messaggio tende ad essere oggettivo nell'altro soggettivo e sostituisce ai meccanismi certi della "causa ed effetto" le immagini dinamiche e polidirezionate delle figure retoriche.

Lo stesso processo avviene per l'architettura: alla rappresentazione di logiche assolutamente oggettive (separazione di struttura e riempimento, coerenza tra funzione interna e forma esterna, divisione in zone congrue ai diverse usi) si sostituisce una narrazione. Un edificio non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli, storie. Possiamo puntare i piedi e appellarci a una diversa eticità, a una diversa moralità? Forse, ancora una volta, centrale è solo il "come". Il momento comunicativo, certo, può essere quello dei grandi hotel disneyani con cigni, sette nani e cappelli da cow-boy, ma può anche non essere un'applicazione posticcia di forme e contenuti simbolici a un'architettura scatolare ad essa estranea. Può essere una narrazione che pervade l'essenza stessa dell'edificio e che si connatura intimamente nelle sue fibre.

Insomma bisogna vedere "che" comunicazione si vuole e noi crediamo che si possa perseguire non solo la celebrazione bolsa del potere, politico o economico, magari dittatoriale o monopolistico, ma anche un nuovo sentire.

L'opera chiave è forse a Helsinki dove un nuovo museo è concepito attraverso la sovrapposizione che i nervi ottici hanno nel cervello. La metafora anatomica si sovrappone all'omonima figura retorica. L'operazione è tanto riuscita da essere sancita nel nome stesso attribuito al museo."

Un manifesto per un'architettura dell'informazione
_________
Nuove sostanze.
L'Informatica e il rinnovamento dell'architettura
di Antonino Saggio


ESTRAPOLATO DA: http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/Articoli/IT/Manifesto.html#Italiano
 

APPROFONDIMENTO COMMENTO E SVILUPPO
Vedi video:
http://www.youtube.com/watch?v=wzla7HCPP38
Cortometraggio tratto dal libro di Luca Ribichini "Il volto e l'architetto" presentato al Concorso "ProgettoSoggetto" Ottobre 2010







SIMBOLISMO NASCOSTO DIETRO LA MACCHINA PER ABITARE

Affascinantissima ipotesi se questo fosse vero... Avendo letto il libro "Il volto e l'architetto" ho ragione di pensare che le ipotesi qui attestate non siano del tutto prive di fondamento, anzi il fatto che questo potente simbolismo sia completamente nascosto dà maggior valore ai miei occhi a questa tesi.
Secondo l'autore del libro, Luca Ribichini, Le Corbusier avrebbe inserito un fortissimo simbolismo all'interno della sua macchina per abitare, ma lo avrebbe celato, perchè conscio che se fosse stato svelato, sarebbe caduto tutto il nuovo sistema che stava finalmente per nascere.
E' bello pensare che Le Corbusier, intimamente affascinato dai rapporti aurei che formano un volto umano, un volto di donna, li avesse usati per dare magnifiche proporzioni alla sua opera, ma che al contempo avesse celato al mondo questo simbolo, per arrivare invece a una messa a sistema dell'architettura della macchina.
Le Corbusier, l'uomo dei Ciam, non avrebbe mai potuto mettere a repentaglio questo passaggio epocale, era conscio della rivoluzione che si stava per compiere, allora decise di mantenere suo il segreto, ma forse è proprio per quegli aurici rapporti che, guardando ville Savoye, la nostra cassa armonica vibra, perchè in linea con la proporzione che regola la natura tutta.
Allo stesso modo nella nuova era dell'architettura dell'informazione, dove il simbolo diventa un catalizzatore di architettura, si cela un perfetto funzionamento della pianta e di tutte le sue parti, elemento questo che nella nostra epoca non ha bisogno di essere pubblicizzato, proprio perchè come per Le Corbusier non è l'elemento CATALIZZANTE.

CHIARA PERFETTI

LINK ARTICOLO SIMBOLI ED ARCHITETTURA

http://www.artechint.com/architettura-simboli.html

ESTRAPOLATO DALL'ARTICOLO
"L'arco non è solo una geniale maniera di disporre la materia per dirigere armoniosamente le tensioni strutturali  verso il basso ma anche un'icona, un immagine che evoca emozioni profonde. Il potenziale rappresentativo dell'arco è talmente forte che , nonostante le nuove tecniche costruttive abbiano ampiamente superato le antiche limitazioni strutturali, si creano archi anche per un esigenza estetica. L'architetto cerca di interpretare, rappresentare questo sommerso interiore. La storia dell'architettura è densa significati simbolici ed espressivi,  alcuni strettamente correlati alla particolare epoca storica ed all'inconscio individuale dell'architetto, altri più universali e "decontestualizzati"."
COMMENTO PERSONALE
"è vero abbiamo intimamente bisogno di simboli."

David Fisher - Dynamic Architecture - From Vision to Reality

http://www.youtube.com/watch?v=ZNsDUcVrrKM&feature=autoplay&list=PL3B828A2B5BA2BC78&lf=results_main&playnext=2

martedì 20 marzo 2012

TOFFLERIZZAZIONE DELL'ARCHITETTURA

TOFFLERIZZAZIONE  DELL’ARCHITETTURA

Toffler nel 1980 pubblica la sua teoria delle “tre ondate”, riconducibili, in linea di massima, alla modifica delle percentuali dei lavoranti impiegati nei tre settori: agricolo, industriale e terziario.
Toffler è un sociologo, quindi elabora questa teoria guardando al lavoro dell’uomo e a ciò che muove maggiormente l’economia: nella prima ondata l’agricotura, nella seconda l’industria e le sue macchine, nella terza l’informazione.
Proiettando però questo ragionamento nella mente di un architetto e quindi associando opere a “ondate” è inevitabile far rientrare esempi simbolici nell’uno o nell’altro periodo.
Alla prima grande ondata dell’agricoltura, fa parte un’immane quantità di architetture, che si sono evolute in risposta e semplici bisogni della società, dal neolitico fino  tutto il Settecento; quindi architettura spontanea, simbolica e rappresentativa. Pensiamo rispettivamente a centri storici medievali, a svettanti chiese gotiche e a palazzi signorili.
Nella seconda ondata relativa allo sviluppo e all’enfatizzazione della macchina, l’architettura risponde a questo collettivo bisogno di rendere tutto più che chiaro, più che definito, più che funzionale, matematicamente perfetto, come solo la macchina può essere.
Dopo vari anni, impiegati per superare la crisi del cambiamento, finalmente anche l’architettura risponde con la modernità, superando il gap tra passato e presente. I maggiori esponenti di questa corrente funzionalista furono: William Morris , Walter Gropius, i rappresentanti del  Deutsche Werkbund e del Bauhaus fino ad arrivare ai Ciam.
Questa generazione di architetti rinnegò l’architettura simbolica e rappresentativa perché associata alla guerra e al potere, e cercò di elaborare qualcosa di nuovo, focalizzandosi sui comuni bisogni, partendo dal basso e iniziando a sfruttare, per un nuovo linguaggio architettonico, i progressi della tecnica.
La terza ondata inizia per Toffler nel 1956 quando gli impiegati nel settore terziario arrivano al 51% della popolazione totale, segnando l’inevitabile ingresso del settore dell’informazione al primo posto nella produzione di reddito mondiale. In architettura questo epocale cambiamento ha riguardato l’utilizzo dei computer per risolvere calcoli prima impossibili, arrivando quindi alla liberazione della forma, che può trasformarsi e assumere fattezze quasi fantascientifiche.
Tale libertà ha così permesso di tornare a un’architettura simbolica e quindi dell’informazione, un’architettura che esiste non solo perché funziona, ma molto più perché parla, canta, esprime idee, tramite arguti processi metaforici.
Chi meglio di Gehry, l’autore del Guggenheim di Bilbao, può essere il portavoce di questo processo di superamento della crisi, dovuta al giusto mix di architettura e informazione?
Per ora è Gehry, ma dato che è “in formazione”, tutto potrà accadere …


Chiara Perfetti

RISPOSTE ESATTE

A-3
B-1
C-1
D-5
E-4

DOMANDE A RISPOSTA MULTIPLA

CATEGORIA NOZIONI

A)   A quale anno si riferisce Toffler parlando della “terza ondata”?

1.       1789

2.       1989

3.       1956

4.       1492

5.       2000



CATEGORIA DEFINIZIONI

B)    Cosa si intende per informazione? (wikipedia)

1.       Essa riguarda il contesto in cui i dati sono raccolti, la loro codifica in forma intelligibile ed in definitiva il significato attribuito a tali dati.

2.       Il giornalismo.

3.       La televisione.

4.       I reality show.

5.       L’università.



     C) Cosa si intende per dato?

1.       Minimo elemento di modifica di una situazione precedente.

2.       Un’informazione.

3.       Un numero.

4.       Una lettera.

5.       Un puntino.



CATEGORIA TRABOCCHETTO

D)   Perché l’edificio di Steven Holl a Helsinki si chiama Kiasma?

1.       Perché provoca nei visitatori una distorsione del nervo ottico.

2.       Perché è il museo delle figure retoriche.

3.       Perché è la fondazione nazionale degli oculisti finlandesi.

4.       Perché era bello il nome.

5.       Perché è formato da due elementi che si intersecano e che guardano in tutte le direzioni l’eterogeneo palinsesto delle condizioni al contorno.



CATEGORIA INTERPRETAZIONE

E)    Nel corso di progettazione architettonica assistita cosa si intende per crisi?

1.       La crisi economica iniziata nel 2008 in America.

2.       Attacchi epilettici.

3.       Delusioni amorose.

4.       La crisi derivata da un mutamento della società, che può portare a due atteggiamenti: il superamento di quest’ultima arrivando alla modernità  o un sereno menefreghismo.

5.       Le crisi esistenziali degli studenti del corso dopo le lezioni.

TOFFLERIZZANDO L'ARCHITETTURA