"DELLA COMUNICAZIONE
Una delle critiche spesso rivolte alle ricerche della nuova architettura è quella di aderire a modelli "pubblicitari e comunicativi" che implicitamente toglierebbero "verità" alla fabbrica edilizia e alla costruzione. L'osservazione è senz'altro pertinente, per rispondere bisogna chiedersi che cosa è avvenuto in questi trent'anni nel grande settore della comunicazione.
I messaggi dell'epoca industriale erano dichiarativi, assertivi, certi. Pensiamo alla pubblicità. Quella della società industriale cercava di dimostrare la bontà del prodotto attraverso le sue caratteristiche, quella della società dell'informazione invece trasmette "una narrazione" una storia del prodotto, dando assolutamente per scontato che il prodotto funzioni. In un caso il messaggio tende ad essere oggettivo nell'altro soggettivo e sostituisce ai meccanismi certi della "causa ed effetto" le immagini dinamiche e polidirezionate delle figure retoriche.
Lo stesso processo avviene per l'architettura: alla rappresentazione di logiche assolutamente oggettive (separazione di struttura e riempimento, coerenza tra funzione interna e forma esterna, divisione in zone congrue ai diverse usi) si sostituisce una narrazione. Un edificio non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli, storie. Possiamo puntare i piedi e appellarci a una diversa eticità, a una diversa moralità? Forse, ancora una volta, centrale è solo il "come". Il momento comunicativo, certo, può essere quello dei grandi hotel disneyani con cigni, sette nani e cappelli da cow-boy, ma può anche non essere un'applicazione posticcia di forme e contenuti simbolici a un'architettura scatolare ad essa estranea. Può essere una narrazione che pervade l'essenza stessa dell'edificio e che si connatura intimamente nelle sue fibre.
Insomma bisogna vedere "che" comunicazione si vuole e noi crediamo che si possa perseguire non solo la celebrazione bolsa del potere, politico o economico, magari dittatoriale o monopolistico, ma anche un nuovo sentire.
L'opera chiave è forse a Helsinki dove un nuovo museo è concepito attraverso la sovrapposizione che i nervi ottici hanno nel cervello. La metafora anatomica si sovrappone all'omonima figura retorica. L'operazione è tanto riuscita da essere sancita nel nome stesso attribuito al museo."
Un manifesto per un'architettura dell'informazione
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Nuove sostanze.
L'Informatica e il rinnovamento dell'architettura
di Antonino Saggio
APPROFONDIMENTO COMMENTO E SVILUPPO
Vedi video:
http://www.youtube.com/watch?v=wzla7HCPP38
Cortometraggio tratto dal libro di Luca Ribichini "Il volto e l'architetto" presentato al Concorso "ProgettoSoggetto" Ottobre 2010
SIMBOLISMO NASCOSTO DIETRO LA MACCHINA PER ABITARE
Affascinantissima ipotesi se questo fosse vero... Avendo letto il libro "Il volto e l'architetto" ho ragione di pensare che le ipotesi qui attestate non siano del tutto prive di fondamento, anzi il fatto che questo potente simbolismo sia completamente nascosto dà maggior valore ai miei occhi a questa tesi.
Secondo l'autore del libro, Luca Ribichini, Le Corbusier avrebbe inserito un fortissimo simbolismo all'interno della sua macchina per abitare, ma lo avrebbe celato, perchè conscio che se fosse stato svelato, sarebbe caduto tutto il nuovo sistema che stava finalmente per nascere.
E' bello pensare che Le Corbusier, intimamente affascinato dai rapporti aurei che formano un volto umano, un volto di donna, li avesse usati per dare magnifiche proporzioni alla sua opera, ma che al contempo avesse celato al mondo questo simbolo, per arrivare invece a una messa a sistema dell'architettura della macchina.
Le Corbusier, l'uomo dei Ciam, non avrebbe mai potuto mettere a repentaglio questo passaggio epocale, era conscio della rivoluzione che si stava per compiere, allora decise di mantenere suo il segreto, ma forse è proprio per quegli aurici rapporti che, guardando ville Savoye, la nostra cassa armonica vibra, perchè in linea con la proporzione che regola la natura tutta.
Allo stesso modo nella nuova era dell'architettura dell'informazione, dove il simbolo diventa un catalizzatore di architettura, si cela un perfetto funzionamento della pianta e di tutte le sue parti, elemento questo che nella nostra epoca non ha bisogno di essere pubblicizzato, proprio perchè come per Le Corbusier non è l'elemento CATALIZZANTE.
CHIARA PERFETTI